Amici e colleghi è un binomio affatto scontato, spesso impossibile.
Amica e collega: credo di poter affermare in tutta tranquillità di essere molto fortunato per l’ambiente di lavoro che frequento. Ma forse dovrei dire che frequentiamo visto che io e Betty lavoriamo insieme… ma di questo vi racconterò un’altra volta…
Lavoriamo in un reparto di poche persone – 6 – e abbiamo da sempre costruito un clima piacevole di condivisione soprattutto nei momenti più difficili, non solo legati al lavoro ma, più frequentemente, a quelli personali. Già perché la vita non è fatta solo di lavoro e inevitabilmente tutto ciò che affrontiamo nella routine delle nostre famiglie entra, che lo si voglia o meno, in ufficio come uno zainetto che non riusciamo a sfilarci dalle spalle. C’è chi si sfoga senza freni inibitori, chi è più misurato e chi più semplicemente, riservato. Visti da fuori mi viene un po da sorridere perché spesso sembriamo un gruppo di auto-aiuto. Amica e collega, amico e collega!
Ciao sono Fred e ho un problema con il mio bilancio familiare…
La cura che riscuote maggior successo è senza dubbio la risata, la battuta o più semplicemente la sdrammatizzazione dei problemi di ognuno, che da una risata collettiva, il più delle volte, ridimensiona l’angoscia che abbiamo dentro riportandola ad un livello decisamente più civile e sopportabile.
Miriam è parte importante di questo gruppo. Lei non dice parolacce, mai. Ha una soluzione per tutto e per tutti. L’abbiamo battezzata “la maga di google”. Se cerchi qualcosa, chiedi a lei, te lo trova in pochi click nove volte su dieci. Ha modi gentili d’altri tempi, riesce ad essere schietta e diretta con delicatezza e con il sorriso. In questi giorni dopo aver attraversato mezzo nord-Italia tra parenti e stage della figlia, è approdata a Saint Tropez, dove lavora il marito, proprio per festeggiare in famiglia la fine dell’anno insieme alla figlia Dalia, promettente ballerina.
Qualche giorno fa, una volta scoperte le nostre intenzioni di viaggio in camper, esordisce con entusiasmo: “potremmo incontrarci e passare una giornata insieme”.
Detto fatto, ci organizziamo con la nostra amica e collega per incontrarci oggi presso la nostra spiaggia che dista una trentina di chilometri da Saint Tropez.
La giornata inizia come di consueto all’insegna dello slow-style. Niente sveglia, teniamo gli scuri del camper leggermente aperti per permettere ai primi raggi di sole di filtrare sul nostro letto e favorire un dolce e lento risveglio.
Dopo colazione e l’immancabile passeggiata con Norah e Scott, ci dirigiamo sulla spiaggia per qualche minuto di relax e lettura nell’attesa che arrivi la nostra amica e collega Miriam. Alle undici passate eccole arrivare con il loro pandino… Anche loro sono rimaste colpite dall’imponente dispiegamento di forze dell’ordine nella nostra area, ma le abbiamo subito tranquillizzate spiegando loro le motivazioni… presidenziali!
Vivere in camper ha di per sé alcuni risvolti che, a pensarci, mi fanno sorridere.
Il concetto di perimetro di casa, cosi come siamo abituati a pensarlo, è totalmente stravolto. Casa è il luogo, non più i muri, i mobili, le cose.
Casa è il bosco, gli alberi, lo sterrato, la spiaggia, il mare… l’aria. In questo contesto fare gli onori di casa alla nostra amica e collega Miriam, insieme alla graziosa Dalia, significa mostrare loro le bellezze naturali del luogo che abbiamo la fortuna di vivere in questo momento. Perciò mi fa sorridere, e mi diverte, accompagnarle a fare due passi sulla selvaggia ed incontaminata spiaggia come se mostrassi il mio salotto, la mia camera. Solo che non è “mio”, appunto, ma di tutti.
Poi, finalmente, ci accomodiamo in sala da pranzo che, per l’occasione, è semplicemente un meraviglioso e semplicissimo tavolaccio da pic-nic, come ce ne sono altri nell’area, a pochi passi dal camper e rigorosamente sotto il tiepido sole di questa bella giornata di fine anno. Così, mentre apparecchio, Betty fa da spola camper-tavolo ad imbandire la tavola di ogni ben di Dio.
Il clima a tavola è lo stesso piacevole intrecciarsi di battute e discorsi più o meno seri, meno, decisamente meno… di quando siamo alle scrivanie del lavoro. Il tempo scorre via leggero e, senza accorgercene, dopo un’altra breve passeggiata fino al limite concesso per il Fort de Bregancon, siamo ai saluti e agli auguri di buon fine anno.
La nostra amica e collega Miriam, sua figlia Dalia, salgono sul pandino.
Ci salutano per tornarsene a Saint Tropez. Io e Betty aspettiamo il tramonto del sole dietro alle isole Porquerolles, intorno alle 17, 15 circa, come di consueto in questi giorni. Ci ritiriamo nel camper e ci prepariamo, tra le altre cose, al fatidico cenone di capodanno.
Pochi minuti prima della mezzanotte, con coraggio e imbardati come fossimo al polo, usciamo con una bottiglia di prosecco in una mano e due bicchieri di plastica nell’altra. Fuori è buio pesto, raggiungiamo la spiaggia. Il silenzio è rotto solo dal suono del mare. E’ mezzanotte.
Bon annes mes amis !